Il Judo come arte marziale 柔道
Una prospettiva personale
Autore: Lincoln Han. Tradotto da Tracy Karol Musone
L’efficacia del Judo in combattimento in quanto arte marziale è stata da tanto affermata da persone molto più abili di me sin dal periodo della sua nascita ad oggi. Essendo appassionato di arti marziali da tutta la vita, ho ritenuto che potesse essere utile per i miei potenziali studenti leggere informazioni sul judo da una prospettiva personale per capire se questa disciplina si adatta ai loro obiettivi.
Da giovane sono sempre stato affascinato dalle arti marziali e sognavo di diventare un giorno un forte combattente. Crescendo con un padre pugile, parte della squadra nazionale di pugilato, la mia prima introduzione agli sport di combattimento è stata la boxe. Ad ogni modo, ho sempre preferito le arti marziali. Verso la fine della scuola elementare ho avuto una breve introduzione al Judo, poi mi sono trasferito negli Stati Uniti. Da adolescente ho studiato principalmente stili di striking per molti anni. Ero una minoranza in una scuola con un alto tasso di bullismo. Il mio allenamento li ha tenuti alla larga, ma non senza qualche scontro per difendermi ed affermarmi.
Crescendo aspiravo a diventare un artista marziale più completo e studiare un’arte di combattimento. La soluzione è stata il judo, per il suo equilibrio tra lotta in piedi e lotta a terra. Ho sentito spesso dire che “in molti scontri si combatte a terra”. Anche se è vero, in compenso “tutti gli scontri cominciano in piedi”. Il judo permette ad una persona esperta di decidere come controllare lo scontro, sia nel continuarlo in piedi che nel portarlo a terra. Quest’arte marziale ha molti strumenti universali, dalle prese al controllo della distanza al cambiare angolazione contro un avversario che attacca colpendo o brandendo un’arma.
L’obiettivo di un match di Judo è ottenere un “Ippon”, o vittoria immediata. Viene ottenuto proiettando un avversario con una tecnica potente, con controllo, velocità e forza, il più delle volte facendo si che atterri di schiena. Si può vincere anche bloccando un avversario con un’immobilizzazione, o sottomettendolo con una leva articolare o strangolandolo. L’Ippon simboleggia il controllo sull’avversario in campo di battaglia, quando l’avversario non è più in grado di combattere o propenso a farlo.
La focalizzazione del judo sull’allenamento realistico con controllo permette di esercitarsi utilizzando a pieno la propria forza e resistenza, senza danneggiare permanentemente il proprio compagno. Dopotutto su un materassino da allenamento adatto nessuno viene danneggiato dalle proiezioni, essendo necessario proteggere le persone da ogni caduta. Ad ogni modo, su un tappeto molto più sottile o sul pavimento, cadere è tutta un’altra storia. Può concludere immediatamente lo scontro. È per questo che in gara quando un avversario viene proiettato con velocità, ampiezza e forza sulla schiena, viene dato un ippon e l’incontro termina. E per lo stesso motivo, nel judo, i principianti devono imparare col tempo a cadere correttamente. Anche con un materassino adeguato, le persone che non sanno come cadere rischiano una paralisi respiratoria temporanea dovuta all’impatto, o peggio. Oltre alle proiezioni il judo presenta, tra le tecniche eseguibili in piedi, leve articolari e strangolamenti che possono essere utilizzati per concludere uno scontro in piedi. Ve ne sono poi molte altre da eseguire a terra per immobilizzare l’avversario, facendo in modo che non riesca a rimettersi in piedi o sottomettendolo tramite una leva articolare o uno strangolamento.
Attraverso molti randori, o allenamenti liberi, contro compagni di diversa altezza, peso, fisicità, forza, flessibilità, e che oppongono resistenza, si può accumulare molta esperienza nel combattimento realistico ravvicinato. Mentre le proprie capacità aumentano, si ha anche più controllo sui propri movimenti e sull’avversario, così come aumenta la sicurezza nelle proprie capacità fisiche e psichiche. La regolare pratica tenuta sotto controllo permette a chi si allena di non andare in panico ed essere in grado di non farsi offuscare la mente in situazioni di stress.
L’uso delle leve nel judo permette ad una persona più piccola e debole di battere un avversario più grande e forte, se la persona più piccola è più allenata o usa più tecnica. Ho imparato questa lezione più volte nel randori contro avversari più grandi, anche cinture nere. Fu nei Campionati Nazionali per Master degli U.S.A. del 2013, nella categoria senza limite di peso, che ho potuto applicarla con successo, vincendo l’oro. Ero la persona più piccola in gara quel giorno, rientrante nei 73 kg, mentre il più leggero tra i miei avversari mi superava di 20 kg, ed il mio avversario più alto, incontrato in finale, pesava oltre 50 kg in più. Se sono in grado di battere un avversario cintura nera molto più grande e forte, contro una persona più grande e forte ma che non conosce il judo la vittoria è forse ancora più facile. Ovviamente, in allenamento, sono stato immobilizzato e proiettato da judoka più piccoli che erano più preparati o tecnici di me.
Come ho notato col tempo, se adattate intelligentemente, le abilità apprese nel judo possono essere usate efficacemente contro un avversario esperto in altri stili di combattimento, che sia un pugile, un kickboxer, un lottatore che proviene da altri stili ,con e senza giacca, di wrestling. Un judoka esperto è in grado di controllare la distanza e la posizione di un combattimento. Non dico che sia l’unico sistema di autodifesa efficace, ma che è molto efficace, grazie al suo metodo di allenamento e all’ampio raggio di tecniche realistiche, ed anche perché consente di mantenere costantemente una posizione di controllo. Ho vinto molte medaglie in tornei internazionali di varie discipline, tra cui kurash, shuai-jiao, san- shou, sambo utilizzando le mie capacità nel judo.
Ciò che il judo insegna, oltre a tecniche efficaci, è una giusta mentalità che è in egual misura fondamentale nell’autodifesa. Man mano che si fanno progressi e si sale di livello, l’allenamento diventa sempre più duro, e c’è bisogno di una mente forte per affrontarlo giorno dopo giorno. Attraverso migliaia di sessioni di randori si può acquisire fiducia nella propria abilità e tecnica. Dato che ogni randori è uno scontro fisico (regolamentato), ci si abitua ad essere decisivi, calmi, e coscienti sotto stress. Più di tutto, è la sicurezza guadagnata con anni di pratica a permettere di mantenere il sangue freddo di fronte al pericolo. Rimanendo calmi, si può decidere di usare razionalmente il judo e disinnescare la situazione. In fin dei conti il risultato migliore in caso di autodifesa è evitare lo scontro.